14/04/12

Meglio tardi che mai...


Sono tornato insieme alla squadra G.S.A.S. Massa da un torneo internazionale di calcio a 6 svoltosi in Germania, precisamente a Bielefeld. Questo torneo era inserito nei festeggiamenti dei 100 anni del GSV Bielefeld, insieme ad altri sport (golf, pallavolo, basket, ping pong, badminton tra quelli che ricordo), ed il programma prevedeva la partecipazione di moltissime squadre non solo tedesche ma anche dall'Inghilterra, dalla Francia, dall'Ungheria, dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e da Kiev. Noi eravamo l'unica squadra italiana, oltre a due giocatori di ping pong di Ravenna.



Al di là del risultato sportivo in sè (23simo posto su 40 squadre), purtroppo funestato da un grave infortunio del nostro portiere titolare (frattura del perone e conseguente intervento chirurgico presso una struttura ospedaliera del posto per fortuna andato bene), è stata una di quelle esperienze positive e illuminanti che mi rimarranno impresse per molto tempo nei miei ricordi.
Questo viaggio per me era il primo all'estero insieme ai sordi, in mezzo ai sordi. E' stato anche il primo viaggio senza mai portare le protesi acustiche, quindi, se per caso ce ne fosse stato bisogno, il primo viaggio da vero sordo. Non che fino adesso fossi un finto sordo, badate bene, ma semplicemente non avevo con me quello che rappresentava ideologicamente il ponte tra il mio essere ed il mondo degli udenti. Fino a prima della partenza, avevo la consapevolezza che le protesi acustiche non fossero così necessarie per la mia vita quotidiana, fossero anzi un ausilio che mi permettesse di non far sentire a disagio le persone che entravano a far parte del mio mondo. Ebbene, ho trascorso 5 giorni in terre sconosciute, con molte persone sconosciute, senza mai aver rimpianto di aver lasciato a casa le protesi. Alla faccia di chi sostiene, e non sono pochi, che un sordo non può vivere senza protesi.
Il mio primo viaggio all'estero insieme ai sordi, in mezzo ai sordi, dicevo. Appena arrivato mi sono trovato circondato da sordi di ogni nazione ed il mio timore iniziale nel farmi capire è stato superato con moltissima facilità. Dopo dieci minuti eravamo lì che discorrevamo del più e del meno come se ci conoscessimo da anni. Comunicavamo ognuno con la propria Lingua dei Segni, aiutandoci a tratti con dattilologia e mimo: se l'obiettivo era quello di passarci informazioni, lo abbiamo ottenuto.
Nulla da dire invece con gli udenti… Paradossalmente le difficoltà maggiori sono arrivate nella comunicazione con loro: non conosco il tedesco ma abbastanza bene l'inglese. Non posso dire la stessa cosa degli udenti con cui ho avuto a che fare: al ristorante e all'albergo, pur essendo posti di alta attrazione turistica, non conoscevano l'inglese (o se lo conoscevano facevano finta del contrario) e di fatto si assisteva a scene a tratti comiche a tratti grottesche. Non erano domande sui massimi sistemi dell'Universo ma banali domande su orari, cibi ed informazioni varie, domande che qualunque turista pone in quelle circostanze.
A volte ho avuto l'impressione che più di tanto non volessero applicarsi per comprendere. Un sordo italo-tedesco mi ha detto che in Germania c'è meno apertura nei confronti dei disabili, dei sordi in particolare, rispetto all'Italia. A tratti in diverse situazioni ho trovato conferma di ciò. Mentre in Italia c'è una relativa sensibilità che permette di superare qualche volta le difficoltà comunicative, in Germania mi è sembrato che fossimo visti come una complicazione e quindi notavo una certa ritrosia nel sostenere la comunicazione. Un esempio fra tutti: nella hall della struttura ospedaliera dove era ricoverato il nostro portiere, il sordo italo-tedesco aveva chiesto di scrivere le informazioni che chiedevamo su un foglio perchè eravamo "gehörlosen", sordi. Ebbene l'espressione del viso dell'addetta era a metà tra il nervoso e lo scocciato. Un caso? Può essere, ma ho assistito ad altri esempi di questo tenore. Non intendo affermare con ciò che tutti i tedeschi siano così, ma sono situazioni che mi hanno infastidito parecchio.
Per il resto, sulla Germania, nulla da dire. Si vede proprio che è un altro mondo rispetto a noi. Solo il fatto stesso di notare come al bar o al ristorante, se si restituisce una bottiglia di plastica o di vetro consumata, viene rimborsato direttamente una percentuale del prezzo, mostra un abisso culturale. In viaggio verso Bielefeld abbiamo attraversato mezzo Paese passando per Monaco e Francoforte ed abbiamo trovato km e km di campagne con migliaia di pannelli solari installati in ogni dove, senza contare le pale eoliche disseminate lungo il territorio. Immagini di una politica di risparmio energetico e di rispetto per l'ambiente attraverso l'uso di forme alternative di produzione dell'energia. Mentre li osservavo, pensavo come in Italia invece la scusa per non adottare questi strumenti sia l'impatto estestico: sinceramente a me non ha dato fastidio,facevano la loro porca figura e pensando ai benefici di ciò, ho constatato ulteriormente come noi siamo indietro…
Ho 36 anni e sto capendo solo ora, con queste esperienze, quanto tempo abbia perso nella convinzione di apparire meno sordo e più udente. Non rinnego il mio passato perchè mi è servito per crescere e formarmi per quello che sono ora ma rimane la consapevolezza che molte cose ottenute potevo averle con molta meno fatica e comunque con più serenità d'animo. Essere consapevoli del proprio essere e della propria identità può dare una forza ed un'autonomia che permette di superare ogni difficoltà ed ogni ostacolo.
Meglio tardi che mai...

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